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Loosin Yelav Tratto da Folk Songs (1964), raccolta di brani popolari composti e arrangiati dal compositore Luciano Berio. “La mia storia personale […] è sempre stata attraversata dalla musica popolare […] e dal bisogno di scoprire ulteriori funzioni implicite in uno stesso fatto musicale” (Luciano Berio, Scritti sulla musica).Loosin Yelav è una canzone popolare armena che descrive il sorgere della luna. Il brano è interpretato dalla cantante statunitense di origini armene Cathy Berberian per la quale l’intero ciclo è stato composto. |
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Musica Ricercata VII, György Ligeti Musica Ricercata è un ciclo di 11 brani per Pianoforte scritti dal compositore ungherese György Ligeti tra il 1951 e il 1953. Ricercare è un termine rinascimentale ambiguo. Viene utilizzato sia per composizioni strumentali di carattere improvvisativo, sia per composizioni vocali polifoniche molto complesse che esplorano le possibilità combinatorie del contrappunto. Ligeti riprende il senso profondo di ricerca tecnica, intellettuale e creativa, tessendo trame musicali con pochissimo materiale e sfruttandolo in tutte le sue possibilità. Il settimo brano di questa raccolta è esemplare: un accompagnamento sempre uguale fatto di una serie di note molto rapide da cui si dipana una melodia semplice, apparentemente quasi improvvisata, in un’atmosfera sospesa. |
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#3 |
Jardins sous la pluie, Claude Debussy Tratto dalla raccolta Estampe del 1903, il brano Jardins sous la pluie evoca una pioggia evanescente. Quando circa dieci anni prima Debussy musica il Prélude à l’après-midi d’un faune di Mallarmé si racconta che il poeta abbia detto “Non mi aspettavo una cosa simile! Questa musica prolunga l’emozione del mio poema e ne descrive lo scenario più appassionatamente del colore”. La capacità di descrivere, evocare, creare suggestioni genera in questa musica una sorta di spazio astratto in cui è possibile mescolare le percezioni. Come in uno strano gioco prospettico il Jardins sous la pluie oscilla tra la rappresentazione musicale del rumore della pioggia e un’atmosfera indefinita, misteriosa e sospesa accomunate dal ritmo incessante dell’acqua che scroscia. |
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#4 |
Sonata per violoncello e pianoforte III Finale, Claude Debussy La composizione della Sonata per violoncello avviene in un periodo molto difficile nella vita di Debussy. L’inizio della prima guerra mondiale genera un grande turbamento nel compositore tanto che rappresenta lo scontro tra Germania e Francia in una composizione per due pianoforti, En blanc et noir, giustapponendo i due inni nazionali distorcendone le melodie. Nello stesso periodo gli viene diagnosticato un tumore intestinale incurabile a causa del quale morirà un paio d’anni più tardi. Provato dalla fase depressiva Debussy scrive la sonata per violoncello nell’estate del 1915. Il brano rappresenta, inaspettatamente, un ritorno alle forme tradizionali che aveva abbandonato molti anni prima. |
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#5 |
Tzigane per violino e orchestra, Maurice Ravel Composta nel 1924 Tzigane era originariamente un brano per violino e pianoforte ed era previsto per quest’ultimo l’utilizzo del luthéal, un accessorio che serviva per modificare il timbro dello strumento. Nello stesso anno la parte per pianoforte viene orchestrata e il brano acquisisce la forma nella quale viene eseguito ancora oggi. Il brano, come indica il titolo, evoca delle sonorità gitane e mantiene della musica popolare una struttura basata su due momenti cardine: un assolo iniziale lento nello stile del recitativo e una seconda parte molto vivace per orchestra e solista. Ravel in questo brano fa sfoggio della sua capacità di orchestratore creando delle sonorità sempre mutevoli pur nella ripetitività delle melodie. |
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Quatour puor la fin du temps, I Liturgie de cristal, Olivier Messiaen Il Quatour puor la fin du temps viene composto da Messiaen durante le prigionia nel campo di concentramento Stalag VIII-A tra il 1940 e il 1941. È scritto per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, essenzialmente perché erano gli strumenti che erano disponibili nel campo. Il brano, intriso misticismo,. rappresenta una pietra miliare della musica del ‘900 per la sua riflessione sul concetto di tempo. Nella descrizione che fornisce del movimento Liturgie de cristal Messiaen scrive: «Tra le tre e le quattro del mattino, il risveglio degli uccelli: un merlo o un usignolo solitario improvvisa un canto, circondato da uno scintillio di suoni, da un alone di trilli che si perdono alti tra gli alberi. Si trasponga tutto ciò su un piano religioso ed ecco che si ottiene l'armonioso silenzio del Paradiso.» |
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#7 |
Rendering Franz Schubert Luciano Berio II Andante «Erano anni che mi veniva chiesto, da varie parti, di fare «qualcosa» con Schubert e non ho mai avuto difficoltà a resistere a quell’invito tanto gentile quanto ingombrante. Fino al momento, però, in cui ricevetti copia degli appunti che il trentunenne Franz andava accumulando nelle ultime settimane della sua vita in vista di una Decima Sinfonia in re maggiore (D. 936 A). Si tratta di appunti di notevole complessità e di grande bellezza: costituiscono un segno ulteriore delle nuove strade, non più beethoveniane, che lo Schubert delle sinfonie stava già percorrendo. Sedotto da quegli schizzi, decisi dunque di restaurarli: restaurarli e non ricostruirli.» (Luciano Berio) |
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#8 |
Voi ch’ascoltate, Claudio Monteverdi Nel 1640 Monteverdi pubblica la raccolta di musica sacra Selva morale e spirituale dedicata all’imperatrice Eleonora Gonzanga. Ad aprire questa raccolta, con funzione proemiale, ci sono cinque madrigali tra cui Voi ch’ascoltate, composto sul sonetto che apre il Canzoniere di Petrarca. Il brano è composto per cinque voci e due violini. L’attenzione che Monteverdi riserva al testo poetico è estrema sia nella forma, che segue l’articolazione del sonetto, sia nella descrizione musicale del testo. Il brano ci proietta in un mondo dove la fruizione di opere letterarie è raramente svincolata dalla musica, nel quale musica e poesia sono due facce della stessa medaglia. |
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#9 |
Quartetto per archi, II Assez vif. Maurice Ravel Nel 1889 in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi per il centenario della Rivoluzione si verifica presso il padiglione olandese uno di quegli eventi che cambiano il corso della storia della musica. All’interno del padiglione si può vedere un’orchestra di strumenti, prevalentemente a percussione, provenienti dall’isola di Giava, Indonesia. Il contatto con questi suoni totalmente nuovi e con scale musicale differenti apre la strada alla ricerca di nuove sonorità che investirà innanzitutto Debussy e successivamente anche Ravel. Il secondo movimento del quartetto per archi di Ravel, composto nel 1903, è un esempio di queste nuove ricerche dove il timbro della formazione classica per eccellenza, il quartetto appunto, viene spinto in nuovi territori. |
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#10 |
Sonata XII per pianoforte preparato, John Cage Nel 1938, quando al compositore John Cage viene commissionata la musica per il balletto Bacchanale, la sua prima idea fu quella di rendere le musiche di scena con un’orchestra di percussioni. Poiché però lo spazio della performance era ridotto e non sarebbe stato possibile accogliere sia l’orchestra sia i ballerini Cage optò per un’altra soluzione: inserire nella cordiera del pianoforte ogni sorta di oggetto, per modificare il timbro dello strumento e così facendo evocare il suono di molti strumenti a percussione diversi. Nel 1946 iniziò la composizione del ciclo Sonate ed Interludi nel quale ampliò e sistematizzò la pratica della preparazione del pianoforte. |
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#11 |
Trio per pianoforte, violino e violoncello, IV Final: Animé, Maurice Ravel I primi progetti di composizione del Trio per pianoforte, violino e violoncello di Maurice Ravel risalgono al circa al 1908. La gestazione è però molto lunga e la composizione vera e propria comincia solo nel marzo1914. Lo scoppio della prima guerra mondiale e la volontà di arruolarsi come volontario, spinsero Ravel ad accelerare i tempi della composizione e il trio venne terminato nell’estate dello stesso anno. In tutto il brano si alternano molte tecniche diverse nell’esecuzione dei suoni, esplorando così moltissime possibilità timbriche dei tre strumenti e dando l’impressione di trasformare il trio in un’orchestra. |
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#12 |
Lontano, Gyorgy Ligeti (1967) «La mia è una musica che suscita l’impressione di un fluire senza inizio e senza fine. Vi si ascolta una frazione di qualcosa che è iniziato da sempre e che continuerà a vibrare all’infinito. Formalmente questa musica si presenta come un’entità statica. Essa risulta immobile ma sono il in apparenza, all’interno di quel permanere, di quella staticità, vi sono impercettibili modificazioni che mi fanno pensare alla superficie di un’acqua nella quale si rifletta un’immagine Ora la superficie s’increspa lievemente e l’immagine scompare, ma molto lentamente. Quando la superficie torna ad essere liscia vi scorgiamo un’altra immagine.» |
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#13 |
Concerto Grosso I, preludio, Alfred Schnittke Alfred Schnittke (1934 -1998) compone il Concerto Grosso n. 1 nel 1977. Il brano è dedicato ai due violinisti Gidon Kremer e Tatiana Gridenko, che infatti eseguirono la parte dei due violini solisti in prima esecuzione con la Leningrado Chamber Orchestra. Il Concerto è il primo di una serie di ben cinque Concerti Grossi, facendone uno dei generi più frequentati e rappresentativi dell’artista russo. Egli si rifà espressamente al genere del Concerto Grosso barocco nel quale il materiale musicale è trattato come un dialogo costante tra un piccolo gruppo di solisti, detto concertino o soli, e l’intera orchestra, chiamato ripieno o concerto grosso. «I concerti grossi – secondo Schnittke – rappresentano un modello particolare di logica, quello cioè di un solista che non si contrappone all’orchestra. Nei concerti [per strumento solista, ndr] invece i rapporti di questo tipo assumono spesso un carattere conflittuale». |
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#14 |
The Scarecrow, Pink Floyd Registrata il 22 marzo 1967, The Scarecrow fa parte del primo album The Piper at the Gates of Dawn. In questo brano Syd Barrett, che si occupò sia della stesura del testo sia della composizione, paragona la sua esistenza a quella di uno spaventapasseri. La canzone ha un arrangiamento particolare che comprende un violoncello e una chitarra acustica a dodici corde. Come in tutti i primi brani psichedelici del gruppo britannico vi è una forte sperimentazione nell’uso di nuove tecniche. In particolare la distribuzione delle varie parti nei due canali stereo destro e sinistro è molto marcata e la tecnica di registrazione delle linee vocali prevede la sovrapposizione di due linee una cantata e l’altra parlata. È però il gesto di apertura del brano a costituire l’elemento di assoluta genialità: due colpi su una percussione quasi in sincrono cominciano a sfasarsi a poco a poco come due orologi che segnano tempi diversi e che finiscono per generare il ritmo dell’intero brano. |
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#15 |
Electric Counterpoint, III fast, Steve Reich Electric Counterpoint è una composizione minimalista del compositore americano Steve Reich. Registrata per la prima volta nel 1987, ne esistono due versioni: la prima per chitarra solista e nastro magnetico e una successiva per ensemble di chitarre. La prima versione venne incisa dal chitarrista Pat Mentheny attraverso l’uso estensivo della sovraincisione. Le varie parti venivano cioè incise una alla volta sullo stesso nastro magnetico fino alla creazione del prodotto finale. L’uso di piccole cellule musicali ripetute ossessivamente e la tecnica della microvariazione (ad esempio un piccolo cambiamento ritmico, l’aggiunta di una nota o di uno strumento) sono l’essenza della musica minimalista. Sono un invito per l’ascoltatore a contemplare questo lento processo di modifiche graduali che si stratificano e trasformano il materiale musicale senza mai stravolgerlo. |
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#16 |
Einstein on the Beach, Knee play 5, Philip Glass Einstein on the Beach è un’opera in quattro atti inframmezzati da cinque intermezzi, o Knee plays, composta dal compositore minimalista Philip Glass nel 1975. L’opera venne diretta dal regista Robert Wilson che collaborò anche alla stesura del libretto. Non si tratta di un’opera con un impianto narrativo tradizionale, bensì di una serie di storyboards e anche la stesura della musica risente di questa impostazione. Lo stesso Philip Glass, nel descrivere il processo compositivo, afferma di aver composto ogni sezione “ritraendo” in musica i bozzetti del lavoro di Robert Wilson. L’opera ha una durata complessiva di circa cinque ore senza interruzioni pertanto il pubblico può normalmente entrare e uscire a piacere, assistendo anche solo a parte dell’opera. Link partitura animata: https://youtu.be/CJCfID5kdb8 |
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#17 |
Nonsense Madrigals, N. 3 The Alphabet, Gyorgy Ligeti Nell’ultima fase della sua produzione artistica Ligeti aveva abbandonato le ricerche musicali sulle fasce sonore che avevano caratterizzato la fase matura della sua tecnica compositiva (in brani come Lontano o Atmosphere ad esempio) e che lo avevano consacrato nell’Olimpo della musica del ‘900. Il suo interesse si era spostato verso le antiche forme vocali polifoniche e politestuali della Ars Nova del ‘300. Un aspetto che accomuna tutto il ciclo dei sei Nonsense Madrigals, composti tra il 1988 e il 1993, è l’intento parodistico. Rifacendosi agli esempi della vasta produzione musicale goliardica, di cui l’esempio più famoso sono indubbiamente i Carmina Burana, Ligeti scrive questa serie di madrigali in cui fa il verso di volta in volta a diverse tecniche compositive, esacerbandone le caratteristiche salienti. Nel brano The Alphabet l’intento parodistico possiamo ritrovarlo in due aspetti differenti: da una parte Ligeti fa il verso alla tecnica compositiva per fasce sonore che lo ha reso famoso, dall’altro svilisce la centralità del testo, tipica del madrigale, sostituendolo con l’enunciazione delle lettere dell’alfabeto. |
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#18 |
Quartetto n° 14 «la morte e la fanciulla», II Andante con moto. Franz Schubert Il quartetto «la morte e la fanciulla» viene composto da Schubert nel 1824 dopo una grave malattia. Si tratta del suo penultimo quartetto e prende spunto dall’omonimo lied per voce e pianoforte composto sette anni prima sul testo del poeta Matthias Claudius. Era infatti una prassi collaudata per Schubert quella di utilizzare il materiale delle sue raccolte di lieder per la composizione di brani strumentali. Il secondo movimento del quartetto, che è come da tradizione un movimento lento, viene composto a partire dalla melodia principale del lied che viene esposta nella sua forma originale e a cui succedono cinque variazioni. |
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#19 |
Derive 1, Pierre Boulez Pierre Boulez (1925 - 2016) compone Derive nel 1984. La composizione prevede un organico particolare, il cosiddetto Pierrot ensemble formato da flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e vibrafono, così chiamato perché utilizzato per la prima volta da Arnold Schönberg nel Pierrot Lunaire (1912). Boulez è stato negli anni ‘50 e ’60 l’animatore dell’avanguardia più famosa, e per certi versi ostica dal punto di vista della ricezione, del periodo, lo strutturalismo musicale, nella quale si sperimentavano tecniche compositive basate su procedimenti estremamente complessi e rigidi. La sua parabola artistica muta però gradualmente negli anni ‘70 e ‘80 approdando a soluzioni compositive meno radicali. La semplicità dell’idea musicale di Derive I è esemplare: un unico gesto musicale, formato da uno slancio di tante note veloci che convergono su una singola nota, ripetuto molte volte in mille modi diversi. |
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#20 |
Concerto per violino e orchestra, I Allegro moderato, Jean Sibelius La storia del concerto per violino e orchestra di Jean Sibelius, è prima di tutto la storia di un insuccesso. Composto nel 1904 e dedicato al violinista Willy Burmester alla sua prima esecuzione pubblica non poté essere eseguito dal violinista che non poteva recarsi in Finlandia per l’esecuzione. Sibelius decise quindi di affidare la prima esecuzione al violinista Viktor Novacèk, una scelta che si rivelò disastrosa data la estrema difficoltà del brano. Le critiche feroci che ricevettero sia l’esecuzione sia la composizione stessa spinsero l’autore a modificare l’anno successivo la partitura, semplificandola ed eliminando alcune parti del primo movimento. Nella nuova versione il concerto cominciò gradualmente ad incontrare il favore di diversi interpreti affermandosi definitivamente negli anni Trenta dopo le prime incisioni. Da allora il concerto è diventato una pietra miliare del repertorio violinistico |
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Quatre chants puor franchir le seuil, II la morte della civilità, Gerard Grisey (1998) Nell’introduzione all’opera il compositore francese Gerard Grisey (1946 - 1998) racconta: «Ho concepito i Quatre chants pour franchir le seuil come una meditazione musicale sulla morte in quattro parti […]. I quattro movimenti sono separati da brevi interludi, polveri sonore inconsistenti, destinate a mantenere un livello di tensione leggermente superiore al silenzio educato ma trasandato che serpeggia nelle sale da concerto tra la fine di un movimento e quello seguente. I testi scelti appartengono a quattro civiltà (cristiana, egizia, greca e mesopotamica) e hanno in comune un discorso frammentario sull’ineluttabilità della morte». Proseguendo poi nella descrizione del secondo movimento afferma: «Lo studio assiduo della civiltà egizia è stato così presente da far sì che vi dedicassi tre opere tra cui Jour, contre-jour, lontana eco del Libro dei Morti. Leggendo questo lungo catalogo archeologico di frammenti geroglifici ritrovati sulle pareti dei sarcofagi o delle fasce delle mummie, ho immediatamente provato il desiderio di comporre questa lenta litania. La musica vuole essere diatonica, benché costellata di micro-intervalli, e le altezze degli accordi derivano dagli ‘scarti’ del primo movimento.» |
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Syrinx, Claude Debussy Nel 1913 Debussy compone il brano per flauto solo Syrinx, inizialmente chiamato La flûte de Pan, come parte delle musiche di scena del dramma Psyché di Gabriel Mourey. Già nel 1891 nel Prélude à l’après-midi d’un faune, aveva utilizzato il flauto per rappresentare la melodia principale associata al fauno del poema di Mallarmé. In questa occasione ne aveva riscoperto la simbologia abbandonando la tradizione ottocentesca dello strumento bucolico e trasformandolo in uno strumento sensuale e incantatorio. La fascinazione di Debussy per il flauto la ritroviamo anche in Syrinx, che simboleggia l’amore non ricambiato del dio Pan per la ninfa Siringa. Secondo la mitologia la ninfa, braccata dal dio, si getta in un canneto trasformandosi per intervento divino in una canna. Pan, preso dallo sconforto per aver perso le tracce della ninfa, taglia la canna e la divide in vari pezzi, creando lo strumento a fiato detto flauto di pan o siringa. |
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Concerto per viola e orchestra, III finale Allegretto, Béla Bartók Nel gennaio 1945, cinque anni dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti, il compositore ungherese Béla Bartók ricevette la commissione dal violista scozzese William Primrose per la composizione di un concerto per il suo strumento. L’idea di comporre un brano di grandi dimensioni per questo «strumento in pensione», come lo aveva definito stesso Primrose, per il quale solo pochi compositori del ‘900 avevano scritto, spinge il compositore ad accettare immediatamente la commissione. Il brano è costellato di melodie tratte dal repertorio folklorico ungherese, che Bartók aveva studiato nel corso delle ricerche etnomusicologiche condotte prevalentemente in Transilvania diversi anni prima. Batrók morì prima di concludere la stesura del concerto che venne ultimata da un suo allievo, Tibor Serly, che si occupò prevalentemente dell’orchestrazione. |
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Sonata per due pianoforti e percussioni, III Allegro non troppo, Béla Bartók La sonata per due pianoforti e percussioni viene composta nel 1937 su commissione della Società Internazionale di Musica Contemporanea di Basilea. Bartók decide di riprendere per l’occasione un vecchio progetto ampliandone l’organico. Rispetto al progetto originale, che prevedeva un solo pianoforte, Bartók decide di usarne due da disporre ai lati del gruppo di percussioni. In questo modo il compositore riesce a ottenere un effetto stereofonico e di spazializzazione del suono molto preciso, che viene indicato all’inizio della partitura specificando la disposizione di ciascuno strumento. |
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Petruška, Introduzione Igor Stravinskij Petruška è un balletto in quattro scene composto da Igor Stravinkij tra il 1910 e il 1911. Venne realizzato dalla Compagnia dei Ballets Russes di Sergej Diagilev nel 1911 con il ballerino Vaslav Nijinskij nei panni del protagonista, il burattino Petruška. Nel raccontare la stesura dell’opera lo stesso autore afferma: «componendo questa musica avevo nettamente la visione di un burattino subitamente scatenato che, con le sue diaboliche cascate di arpeggi, esaspera la pazienza dell'orchestra, la quale a sua volta gli replica con le minacciose fanfare. Ne segue una terribile zuffa che, giunta al suo parossismo, si conclude con l'accasciarsi doloroso e lamentevole del povero burattino. |
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Kontakte, per pianoforte percussioni e nastro magnetico, sez. IX A-B-C-D, Karlheinz Stockhausen Kontakte è un brano di musica elettroacustica del compositore tedesco Karlheinz Stockhausen composto tra il 1958 e il 1960. Il brano prevede l’interazione tra strumenti acustici (pianoforte e percussioni) e una traccia elettronica registrata su nastro magnetico e diffusa durante l’esecuzione tramite altoparlanti. La parte elettronica è stata registrata negli studi della Westdeutscher Rundfunk (WDR) di Colonia registrando i suoni su nastro magnetico tramite procedimenti di sintesi additiva, cioè sommando suoni semplici fino a creare suoni sempre più complessi. Lo studio sull’acustica e sulla psicoacustica è imponente ed è volto a creare una massa sonora unica, dove non sia più possibile cogliere la differenza tra strumenti acustici ed elettronica. |
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Masterpiece, Paul Drayton Masterpiece è un brano per ensemble vocale del compositore inglese Paul Drayton composto nel 1987 per il celebre ensemble The King’s Singers. Il brano è un pezzo umoristico che ha lo scopo di riassumere circa quattrocento anni di musica occidentale in poco più di dieci minuti. Il brano menziona i maggiori compositori della storia i cui nomi vengono cantati nello stile musicale tipico dell’epoca in cui sono vissuti. Moltissimi i compositori che vengono citatiri: Bach, Händel, Beethoven, Mozart, Mendelssohn, Wagner, Stockhausen, Debussy, Byrd, i vari Strauss, solo per citarne alcuni. Nella parte iniziale si possono apprezzare piccole sezioni nello stile dei compositori che vengono nominati ma a mano a mano che il brano prosegue gli stili si sovrappongono per dissolversi gradualmente e sfociare in una lista sempre più frenetica di compositori. Per apprezzare appieno il brano è consigliata la visione del video disponibile al seguente link da cui è tratta la traccia audio https://youtu.be/6bmRE-cTg_Q. |
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Sinfonia n. 4 op. 98, IV Allegro energico e passionato, Johannes Brahms La quarta sinfonia è considerata uno dei grandi capolavori di Johannes Brahms. Viene composta nel 1884 e il compositore impiega circa un anno per portarla a termine. Il quarto movimento è un esempio di passacaglia, una forma musicale antica risalente al XVII sec. e basata su una serie di variazioni su un basso ostinato. Brahms sfrutta questa forma particolare per ridefinire l’idea della variazione musicale. Tradizionalmente la variazione è la elaborazione di una melodia che viene proposta su una struttura di accompagnamento stabile, cioè su una stessa sequenza di accordi. In questo caso invece il motivo conduttore riconoscibile è l’elemento melodico, che viene caratterizzato da un accompagnamento sempre diverso. La melodia si dispiega in modo continuo modificandosi gradualmente ma rimanendo sempre riconoscibile. In questo modo Brahms prende per mano l’ascoltatore e lo conduce attraverso un percorso nel quale, a mano mano che si cammina, tutto ciò che c’è attorno cambia, senza mai darci però l’impressione di esserci persi. |
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#29 |
Trio op. 63 per flauto violoncello e pianoforte, II Andante ‘‘Schäfers Klage’’, Carl Maria von Weber Carl Maria von Weber compone il trio in sol minore op. 63 per flauto violoncello e pianoforte nel 1819 a Dresda. L’opera prende spunto da una composizione per violoncello e pianoforte scritta nel 1814 a Praga e successivamente riadattata nella forma del trio. Il secondo movimento ha la forma del Tema e variazioni intitolato Schäfers Klage (Il lamento del pastore) ed è ispirato ad una poesia di Goethe, Da droben auf jenem Berge, già precedentemente utilizzata, sempre nel 1814, da Franz Schubert in un lied per voce e pianoforte. |
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#30 |
Sonata per violoncello e pianoforte n° 1 op. 38, I Allegro non troppo, Johannes Brahms La prima sonata per violoncello e pianoforte di Johannes Brahms viene composta tra il 1862 e il 1865 ed è dedicata a Josef Gänsbacher, un violoncellista dilettante amico del compositore. Brahms compone il primo movimento, in forma sonata come da tradizione, ispirandosi per il tema principale ad un’opera monumentale: l’Arte della Fuga di Johan Sebastian Bach. Questa sonata ci restituisce un pensiero musicale schiettamente romantico che passa alternativamente da atmosfere appassionate ad altre assolutamente meditative. Brahms rifugge, almeno in parte, da quell’aspetto cerebrale di costruzione di complesse architetture sonore che è tipico, invece, delle sue sinfonie. Questa musica scorre nel dialogo tra i due strumenti senza avvilupparsi, cedendo il passo ad un carattere rapsodico. |
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#31 |
Quartetto per violino, viola, violoncello e pianoforte, III Andante cantabile, Robert Schumann Il 1842 fu per Schumann l’anno della musica da camera. Aspetto tipico della sua produzione è infatti il dedicarsi in periodi circoscritti ad uno stesso genere musicale, fino ad esaurirne, per così dire, le possibilità espressive. Il quartetto op. 47 vede la luce nell’ottobre del ‘42 subito dopo i tre quartetti per archi e il quintetto per archi e pianoforte. Dopo il primo movimento in tempo veloce Schumann decide di non smorzare la tensione e di inserire un altro movimento veloce. Così facendo contravviene all’idea tradizionale di alternanza tra movimenti veloci e movimenti lenti che ha un predecessore illustre nella nona sinfonia di Beethoven. Il tutto prepara l’arrivo dello straordinario terzo movimento lento, il vero e proprio punto nodale della composizione. La forma è quella del Tema e variazioni e l’esposizione del tema principale, caratterizzato da una fortissima intensità lirica, è affidata al violoncello. |
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#32 |
Picture at an Exhibition, Promenade e the Gnome, Emerson Lake & Palmer L’album Picture at an Exhibition del gruppo progressive rock britannico Emerson, Lake & Palmer viene pubblicato nel 1971. L’album è una rielaborazione in chiave rock dell’opera pianistica Quadri di un’esposizione del compositore russo Modest Mussorgskij. Non si tratta in realtà di una semplice trasposizione rock dell’opera. L’album alterna, infatti, arrangiamenti di alcuni dei brani della suite di Mussorgskij a brani originali interamente composti dal gruppo, che si presentano come una sorta di variazioni sui temi della versione originale. La natura ibrida dei brani contenuti in questo album non ha inizialmente incontrato il favore dei produttori discografici. A seguito però dei successivi successi del gruppo l’album ha cominciato progressivamente ad affermarsi fino a diventare una vera e propria pietra miliare del progressive rock. |
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#33 |
Serenata per un satellite, Bruno Maderna Serenata per un satellite, è un brano del compositore veneziano Bruno Maderna. Si tratta di un’opera aperta che si presenta sotto forma di una serie di tanti piccoli frammenti che devono essere montati dall’esecutore per essere realizzati. La Serenata è stata composta nel 1969 per un amico di Maderna, il fisico Umberto Montalenti all’epoca direttore dell ESOC (European Space Operation Centre). Il brano rappresenta l’idea di costellazione musicale. Come osservando le stelle siamo in grado di creare delle forme collegando le stelle con delle linee immaginarie, allo stesso modo in questo brano tutto il materiale musicale che possiamo utilizzare lo visualizziamo su un solo foglio lo possiamo montare a piacimento. Si possono utilizzare i frammenti che si desidera, scartandone altri e creando una particolare “forma” musicale da questo ammasso intricato di frammenti. In questo modo ogni volta che si esegue il brano si ottiene un risultato differente, non prevedibile. |
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#34 |
Quintetto per flauto, oboe, viola, violoncello e arpa, Nino Rota La collaborazione di Nino Rota con registi del calibro di Fellini, Visconti e Zeffirelli ha legato indissolubilmente la fama del compositore alla musica da film. In realtà la composizione di colonne sonore è una parte limitata della sua produzione che comprende: musica da camera, brani solisti per pianoforte, balletti, opere, concerti solisti, musica vocale e musica sacra. Il Quintetto per flauto, oboe, viola, violoncello e arpa fu scritto nel 1935 e presenta quelle caratteristiche di spontaneità e immediatezza tipiche di tutta la produzione di musica da film che lo ha reso indiscutibilmente famoso. Nonostante Rota non intraprenda una ricerca particolarmente all’avanguardia per quanto riguarda il linguaggio musicale, la sua attenzione al timbro e alle caratteristiche strumentali denota una convergenza con le avanguardie del periodo circa la scoperta di sonorità inedite. In questo senso il quintetto presenta una formazione particolare e mescola le sonorità di strumenti convenzionali in modo nuovo. |
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#35 |
Vocalise, Sergei Rachmaninoff (arrangiamento Zoltán Kocsis) Rachmaninoff scrisse Vocalise nel 1912 come brano conclusivo della raccolta di Romanze dell’opera 14. Si tratta, come suggerisce il titolo, di un vocalizzo. Non contiene un testo e l’esecutore, generalmente una voce acuta maschile o femminile, esegue la melodia utilizzando una vocale a scelta. Data la sua versatilità il brano è stato arrangiato per una grande quantità di formazioni: per orchestra con e senza solista, per strumento solista, per strumenti elettronici, per ensemble jazz, nonché per una grande varietà di strumenti accompagnati dal piano. La versione proposta è quella per pianoforte solista del pianista ungherese Zoltán Kocsis che presenta una notevole difficoltà. L’unione di un accompagnamento molto virtuosistico, come nello stile di Rachmaninoff, e di una melodia cantabile estremamente lirica ed espressiva rappresenta un limite per la maggior parte dei pianisti. |
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#36 |
Music for Marcel Duchamp, John Cage Questo brano ipnotico per pianoforte preparato, composto nel 1947, è stato originariamente scritto per l’episodio di Marcel Duchamp presente nel lungometraggio di ispirazione freudiana Dreams that money can buy diretto dal regista Hans Richter. La composizione evoca timbri e armonie della musica asiatica combinati ad una atmosfera statica e meditativa. John Cage scelse per questo brano di inserire alcuni pezzetti di gomma sulle corde per impedirne la vibrazione e bloccare la tipica risonanza del suono del pianoforte. In questo modo il timbro dello strumento viene completamente trasformato in modo da risultare simile ad uno xilofono. Cage alterna brevi frasi ripetitive basate su poche altezze a momenti di pausa. L’uso di queste pause prolungate fra un episodio e l’altro mette in luce una embrionale ricerca sul silenzio che condurrà anni dopo alla composizione del celebre 4’33’’, brano che con i suoi 273 secondi di silenzio mira alla ricerca dello zero assoluto della musica. |
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#37 |
Empty Vassels, Denis Smalley (estratto) Empty Vassels è un brano di musica elettronica del compositore neozelandese Denis Smalley. Smalley si forma a Parigi dove studia con Oliver Messiaen e lavora presso il GRM (Groupe de Recherches Musicales) fondato da Pierre Schaeffer e all’interno del quale ha la possibilità di avvicinarsi alla musica concreta. Le sperimentazioni elettroniche che cominciano negli anni ‘50 e ‘60 a Parigi si basano infatti sulla registrazione di suoni concreti, dell’ambiente naturale o urbano, successivamente modificati attraverso l’utilizzo di strumenti elettronici. Empty Vassels composto nel 1997 affonda le sue radici nella tradizione della musica concreta. I suoni di un qualsiasi giardino di casa (la pioggia, gli uccelli, le api, il passaggio di un aereo) vengono registrati e successivamente modificati. Il suono sembra scendere progressivamente all’interno di quei ‘vasi vuoti’ di cui parla il titolo e con questa discesa cambia anche la prospettiva dell’ascoltatore che gradualmente si immerge all’interno di uno spazio impossibile. |
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#38 |
Concerto per orchestra, Il giuoco delle coppie, Béla Bartók Bartók scrisse il Concerto per orchestra nel 1943, qualche anno dopo essersi trasferito negli Stati Uniti a seguito dello scoppio della seconda guerra mondiale. Bartók non si trovò mai a suo agio negli Stati Uniti, dove la sua musica non era conosciuta e l’interesse suscitato dalle sue ricerche etnomusicologiche sulle musiche popolari dell’Europa dell’Est non era certo vivace come in patria. Il Concerto per orchestra fu però il caso di una composizione molto fortunata, che contribuì a far conoscere il compositore al pubblico americano assicurandogli centinaia di esecuzioni in tutto il paese. Il gioco delle coppie (Allegretto scherzando) è il secondo movimento del Concerto. Si tratta di un divertito gioco orchestrale nel quale, dopo una breve introduzione del tamburo, coppie di fiati, tra loro uguali, eseguono melodie parallele, sviluppando una scanzonata e saltellante melodia in continuo divenire. Troviamo in ordine: i fagotti, gli oboi, i clarinetti, i flauti e le trombe. |
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#39 |
Sellinger’s Round, William Byrd Sellingers’s Round o The Beginning of the World, è un tema di una danza popolare irlandese che venne armonizzata per strumento a tastiera dal compositore inglese William Byrd (1540 - 1623), figura di spicco dell’età elisabettiana. La versione proposta è eseguita al pianoforte dal canadese Glenn Gould (1932 - 1982), che si dedicò, in controtendenza rispetto alla maggior parte dei grandi pianisti del Novecento, anche alla riscoperta del repertorio rinascimentale. Il tema di questa composizione venne utilizzato nel 1952 come tema principale della composizione Variations on an Elizabethan Theme, una composizione collettiva a cui parteciparono alcuni tra i più famosi compositori inglesi del Novecento (tra cui Benjamin Britten, Michael Tippett e William Walton) e scritta per celebrare l’incoronazione di Elisabetta II. |
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#40 |
Ainsi la nuit, Nocturne I, Henri Dutilleux Ainsi la nuit, è un quartetto per archi scritto dal compositore francese Henri Dutilleux (1916 - 2013) tra il 1973 e il 1976. Come suggerisce il titolo il quartetto rappresenta l’arrivo della notte e si basa su una specifica qualità dell’ascolto. Il brano è tutto basato sulla ricerca timbrica: gli effetti di glissandi, di pizzicati, gli armonici dal il colore surreale popolano il brano di «presenze» misteriose. L’atmosfera distesa in cui si rispondono e si accavallano questi particolari suoni restituisce quell’idea di paesaggio notturno che non siamo in grado di cogliere con lo sguardo, ma che riusciamo a cogliere esclusivamente attraverso l’ascolto. La notte è quindi la dimensione dell’ascolto, in cui ciò che non ha una forma né un colore ha comunque una voce. |
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#41 |
Spiegel im Spiegel, Arvo Pärt Spiegel im Spiegel (specchio nello specchio) è una composizione per violino solista e pianoforte scritta dal compositore estone Arvo Pärt nel 1978. Il materiale musicale consiste nella sola melodia del solista accompagnata da tre note ripetute incessantemente dal pianoforte. L’approccio minimalista e la ripetizione continua di questi piccoli frammenti melodici traspone l’idea di specchio infinito esposta nel titolo. Così come il riflesso di uno specchio in uno specchio produce un’infinità di immagini, allo stesso modo queste immagini sonore rimbalzano in una sorta di specchio acustico in cui si ripetono incessantemente. "Potrei paragonare la mia musica alla luce bianca che contiene tutti i colori, solo un prisma può dividere i colori e farli apparire, questo prisma potrebbe essere lo spirito dell'ascoltatore" (Arvo Pärt). |
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#42 |
Canon 5 a 2 (per Tonos), Offerta musicale, Johann Sebastian Bach Tra il 7 e l’8 maggio 1947 avvenne un incontro celebre nella storia quello tra Johann Sebastian Bach e Federico il Grande. Il musicista soggiornò presso la corte del sovrano, a Potsdam, dove suo figlio Carl Philipp Emanuel ricopriva il ruolo di clavicembalista ufficiale. Durante una serata musicale a Bach venne chiesto improvvisare una fuga su un tema proposto dal sovrano ed una volta tornato a Lipsia il compositore stese un’intera raccolta, chiamata Offerta musicale, basata sul Thema Regium. Il Canon 5 a 2 (per Tonos) è uno dei canoni della raccolta e presenta l’indicazione enigmatica annotata da Bach, Ascendenteque Modulatione ascendat Gloria Regis ("Che la gloria del re salga come salgono le modulazioni"). Ad ogni ripetizione del canone ci si trova in una diversa tonalità, più acuta di un tono rispetto a quella di partenza. In questo modo il canone ha un andamento ascendente che può potenzialmente salire all’infinito, ma che dopo sei ripetizioni ritorna alla tonalità da cui era partito. |
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#43 |
Sonata in La maggiore D959, IV Rondò, Allegretto, Franz Schubert Nel settembre 1828, poche settimane prima di morire, Schubert ultimò tre sonate per pianoforte (numeri di catalogo D958, D959 e D960) che seguono particolari logiche narrative, segno che il compositore stava ripensando la propria tecnica compositiva. Il movimento conclusivo della seconda sonata di questo ciclo è emblematico da questo punto di vista. Il carattere lirico del tema inziale, tratto da un lied scritto undici anni prima, viene gradualmente modificato seguendo percorsi labirintici di elaborazione melodica. Ogni volta che il tema viene ripresentato risuona in maniera differente e la sua elaborazione segue ora percorsi lineari ora cambiamenti improvvisi che si abbattono qua e là durante brano. La logica di concatenazione degli eventi segue la forma classica del Rondò, ma la stessa forma è piegata a nuove esigenze espressive che ne reinterpretano la natura, svincolandola dalle logiche del linguaggio musicale e legandola alla fantasia dell’invenzione melodica. |
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